domenica 2 dicembre 2007

La febbre del sabato pomeriggio

Sabato scorso vado a giocare con una specie di presentimento: Erso ci sarà? Non so perché mi era venuto questo dubbio: eppure Mario per telefono, comunicandomi parte delle convocazioni da lui diramate, mi aveva dato il suo nome per certo. Però, non ero tranquillo. Infatti, arrivo al campetto e non vedo la macchina di Erso: ma come, è sempre uno dei primi a venire... Allora telefono a Mario, che non può venire perché ha avuto il colpo della strega.
"Mario, ma Erso viene?"
"(...)"
"Mario, mi senti?"
"(...)"
"Mario?..."
"Sì, certo, ho chiamato Jani, e mi ha assicurato che Erso ci sarebbe stato"
"'Mbè, però qui non c'è..."
Insomma, chiamiamo Erso, e scopriamo che Erso non può venire: lo ha lasciato detto sia a Mario che a Gianni.
Le imprecazioni fioccano, anche perché siamo in nove, e in nove che fai? Naturalmente potete capire chi si prende la maggior parte degli improperi. Sì, esatto, proprio lui.
Tornano a galla rancori mai sopiti. Gascoigne è pronto a dichiarare: "Ve lo dicevo, io..." El Notaro gli dà man forte e rincara la dose.
Pulitelli racconta un episodio di mercoledì scorso (quando non si è giocato per mancanza del numero legale).
"A un certo punto mi telefonano i gestori del Playground e mi fanno:
- Paolo, ma che fa, stasera non viene nessuno?
- No, faccio io, ma non vi hanno avvisato?
- NO!
Allora chiamo Mario e gli dico: Mario, ma non li hai avvisati quelli del Playground che non giocavamo?"
"(...)"
"Mario, mi senti?"
"(...)"
"Mario?..."
"Eh? No, vabbé, non ci si è pensato"
A sentire questo racconto altre contumelie volano dalla turba inferocita sempre nei confronti dello stesso soggetto. El Gigi conferma e sottolinea tutti i peggio epiteti tirati fuori dal gruppo. Solo Rowenta, detto Wilmo da Velletri, prova a sostenere la causa di El Muffa con queste parole accorate: "Non solo ci organizza le partite anche quando non c'è, e noi ce la prendiamo con lui!"
Ma invece che placare gli animi questa frase produce l'effetto opposto e volano delle parole irripetibili.
Chi, per venire a giocare, aveva rinunciato a ingroppare; chi a una mangiata proverbiale, chi avrebbe potuto starsene sul divano a poltrire; chi a farsi due pippe sacrosante; chi voleva andare in montagna, ma ci ha rinunciato; chi aveva da fare con la famiglia, eccetera eccetera eccetera.
E il tutto, con l'aggravante dello spettro che si andava ormai profilando minaccioso: dover rinunciare a giocare il sabato. Eh sì, perché il gestore del Playground ci aveva avvisati in modo ultimativo: "La prossima partita che saltate di sabato, vi faccio fuori!"
Eravamo proprio nella cacca. Per fortuna, però, che...leggete il prossimo post...

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